UNA BRUTTA STORIA CON UN INIZIO DA FAVOLA

lo stabilimento di campo calabro a novembre 2021
Ci sono storie che non si possono raccontare con le suggestioni, devi viverci dentro per conoscerle, per capirle fino in fondo.
 
Diciassette mesi fa quando la Filcams Cgil di Reggio Calabria organizzò un sit-in per richiamare, per l’ennesima volta, l’attenzione su quello che era ormai un capannone abbandonato alle erbacce, buttato lì a contrastare la bellezza dello Stretto, nessuno ci credeva più. La vertenza si era ridotta ormai probabilmente ad un fastidio per le Istituzioni che di vedevano ricevere l’ennesimo carteggio da dove trasmettere ai vari Ministeri. 
 
Una storia brutta fatta di paure, speranze, illusioni, rabbia che girano attorno al lavoro, una storia che però è già ricominciata, grazie alla determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno riposto fiducia nel sindacato. 
Ma non si può certo vivere di speranze, specie dopo anni di riunioni, telefonate, confidenze, pianti, incazz*ture, insulti e tutto ciò che ti può capitare se vivi ai confini, o per meglio dire ai margini, della bella Italia. 
 
C’è chi ti dice: cosa pretendi il posto fisso? Accontentati e vatti a cercare un lavoro… dopo anni che ti batti, insieme a quelli che ormai sono i tuoi ex colleghi, per sperare che accada l’impossibile, riavere il tuo di posto di lavoro. Quel lavoro che non hai perso per colpa tua ma a causa di un fallimento dell’azienda proprietaria dell’immobile e di una serie di altri guai che ne sono conseguiti. 
 
C’è chi ti sbatte le porte in faccia, chi come lo Stato ad un certo punto sferza un colpo letale ad anni di proteste e trattative; il MISE sospende l’aggiudicazione definitiva dell’immobile alla nuova società e quella che sembrava la vetta di un percorso faticoso ed in salita si allontana un’altra volta.
Dall’ultimo sit-in la Filcams e la CGIL hanno lavorato e collaborato ai vari livelli coinvolgendo le strutture nazionali per sollecitare e trattare, ricercare soluzioni giuridiche e legali che potessero sbloccare la situazione, con l’obiettivo anche di salvaguardare i dodici tra lavoratori e lavoratrici ai quali le leggi non davano ormai alcun diritto di assunzione, anche se l’azienda fosse ripartita. 
 
L’INPS aveva smesso di pagare gli ammortizzatori sociali poiché esaurita la massima fruizione possibile, come se i conti per tirare avanti smettessero anch’essi di essere saldati…  è in quel momento che ci si sente definitivamente abbandonati, dallo Stato, dal sistema, da tutti… anche dal sindacato; quando la fame sta bussando alla tua porta tutto diventa più cupo e, ci si stanca di parole e proteste inutili che probabilmente sono servite solo a qualche dirigente sindacale per farsi pubblicità. 
 Ci hanno usato insomma, perché gli servivano i soldi delle nostre tessere, ora che saremo in mezzo alla strada ci scaricheranno come tutti gli altri – questo è il pensiero che comincia a frullarti in testa- mentre anche tra i sindacalisti sale l’angoscia di dover affrontare un fallimento, di deludere le aspettative di chi si è fidato o comunque ti ha ascoltato ed hai ascoltato in tutti quegli anni. 
 
Una storia brutta, appunto, ma con un inizio che può essere splendido a giudicare da come sta partendo. 

L’accordo, il punto vendita riparte

Dodici lavoratrici e lavoratori sono stati assunti qualche mese fa grazie ad un accordo sindacale tra la Filcams CGIL territoriale e regionale con l’azienda del gruppo Maiora che tra due giorni aprirà ai clienti il suo Cash&Carry. Una battaglia vinta che ha portato, grazie innanzitutto alle dodici lavoratrici e lavoratori che non hanno mai mollato, alla disponibilità dell’azienda che ha valorizzato e riconosciuto il lavoro fatto dal sindacato, ad avere nel momento dell’apertura del punto vendita più del triplo degli addetti assunti.  Circa quaranta, ad oggi, escludendo la filiera e l’indotto che questa lunga e faticosa battaglia ha già prodotto e produrrà. 
Questa vicenda dimostra che la retorica sui lavoratori, soprattutto sui calabresi, che vogliono vivere sulle spalle dello Stato è una boiata pazzesca; piuttosto sono troppe le storie di Lavoro alle quali si voltano le spalle. 
 

Ci sono tante cose che le Istituzioni e le aziende possono e debbono fare per rendere possibile che altre storie come quella del Cash&Carry di Campo Calabro possano iniziare...

foto di gruppo - Campo Calabro - Cash & Carri Altasfera - incontro lavorator*

Ne hanno indicato alcune, oggi [06.06.2023] i dirigenti della CGIL e FILCAMS CALABRESE – Samantha Caridi, Segretaria dell’area Metropolitana CGIL di Reggio Calabria e Valerio Romano, Segretario Generale della Filcams CGIL Metropolitana di Reggio Calabria– nell’incontro che si è tenuto martedì 6 giugno alle ore 11,00 a Campo Calabro, dentro quel capannone che adesso è tornato in armonia con lo Stretto ed il suo meraviglioso panorama.

Le richieste di Filcams e CGIL

  • Istituire le commissioni sulle aziende sequestrate e confiscate presso le Prefetture, per realizzare situazioni simili e creare occupazione.  
  • Aggiornare la Legge Regionale sul commercio prevedendo delle specificità e percorsi incentivanti di riassegnazione delle aziende e confiscate e sequestrate.  

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